sabato 30 luglio 2016

"Perchè NO", il libro di Marco Travaglio sulla riforma costituzionale

Ai primi di luglio Marco Travaglio e Silvia Truzzi hanno pubblicato un libro dal titolo “Perché no”(Paper First, € 12,00)  che tratta la nuova riforma costituzionale per cui siamo chiamati a votare al referendum in ottobre o novembre.
Avendo letto tutti i libri di Travaglio ovviamente ho acquistato anche questo, la copertina è accattivante, colorata e carina, il libro è
 abbastanza economico ma la copertina con le bandelle lo rende di buona fattura.
Marco Travaglio e Silvia Truzzi (insieme al Fatto Quotidiano) sono fermamente convinti che bisogna votare NO perché questa riforma la ritengono fatta malamente; toglie la possibilità ai cittadini di decidere i propri rappresentanti nel futuro e complica notevolmente il percorso di approvazione delle leggi. Per questo hanno deciso di scrivere questo libro che, con parole chiare e semplici (lasciando da parte il triste “burocratese”), spiegano la riforma, ne evidenziano i grandi problemi e il rischio di calo della democrazia.
Marco e Silvia introducono la riforma ricordando come è nata la nostra Costituzione e chi ne sono stati gli ideatori. Dopo di che vi è la triste cronologia di come si è arrivati a questo scempio, vengono ricordati i personaggi che ne sono autori e riportati i punti salienti in breve.
Poi si entra nella discussione presente in questi mesi sui giornali e in televisione sulle tante cose che vengono dette e scritte, soprattutto vengono fatte notare le inesattezze (e le balle) che vengono raccontate dal premier Matteo Renzi e dalla ministra Maria Elena Boschi in giro per talk show, comizi e incontri vari.
Ovviamente Renzi e Boschi vorrebbero che i cittadini approvassero la riforma, addirittura il premier ne ha fatto un punto vitale per la sopravvivenza del governo (anche se ora, in previsione che possa vincere il no, sta indietreggiando su questo punto) ma che il ministro Boschi strumentalizzi persino la strage di Nizza promettendo meno rischio terrorismo con la vincita del SI', è vergognoso. E non è l’unica nefandezza detta negli ultimi mesi.
Dal momento che il nuovo Senato sarebbe formato da rappresentanti delle regioni, il libro prende in considerazione tutte le persone con precedenti penali, indagati, imputati o condannati che occupano posti di rilievo nelle regioni d'Italia. La lista è lunga perché qui si annidano forse i peggiori rappresentanti della classe politica.
Il libro parla anche dei tanti voltagabbana che, nel precedente referendum costituzionale nel 2006 e quando al governo non vi era Renzi, sostenevano il NO a qualsiasi riforma e ora invece sostengono il SI' a quella renziana.
Infine il libro parla delle alternative a questa brutta “schiforma” (copyright Travaglio) che hanno espresso alcuni costituzionalisti, ad esempio Gustavo Zagrebelsky e dice brevemente come funzionano negli altri paesi i sistemi costituzionali.
Infine, in modo dettagliato, vengono spiegate le ragioni del NO e vengono fatti i raffronti tra la Costituzione vigente e quella modificata.
Questo libro è quindi un'ottima guida per capire l'importante revisione per la quale saremo chiamati ad esprimerci. È importante arrivare a questo voto preparati sull'argomento e sapendo cosa ci aspetta se la riforma passerà.
La serietà nello scrivere su questi argomenti per cui Travaglio è conosciuto e la lettura con “approvazione” da parte di alcuni esperti ne fa un testo attendibile e di facile comprensione anche per chi non è abituato a leggere di questi argomenti.


Secondo me è un testo utile da leggere anche per chi, ascoltando la televisione o i vari talk show dove rappresentanti del governo vanno a sostenere fermamente il SI' con motivazioni patetiche e assurde, si è convinto che questa riforma sia indispensabile o almeno un inizio per cambiare e velocizzare la burocrazia italiana. Potrebbe avere delle sorprese e rendersi conto che ciò che viene detto è ben lontano dalla verità.

Il libro ha già avuto un grande successo ed è andato esaurito già nei primi giorni di uscita per cui è stata prevista una ristampa. Lo si trova in edicola e in libreria (ma non nelle librerie Coop, dove io non ho avuto modo di vederlo da nessuna parte, forse perché troppo “renziane”?) o in tutte le librerie online.
Marco Travaglio sullo stesso argomento ha creato anche uno spettacolo con lo stesso titolo col quale sta girando l'Italia in questi mesi in compagnia di Giorgia Salari. Conoscendo le doti artistiche e oratorie di Marco anche lo spettacolo non è da perdere.

Ha già toccato varie città in giugno e luglio e altre date sono previste in agosto e nei prossimi mesi prima del referendum.
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IL MIO LIBRO: ho raccontato quello che è l'incubo di molti genitori, perdere la tranquillità economica e non vedere un futuro per sé e i propri figli. Per molte famiglie italiane questa potrebbe anche non essere una storia di fantasia.

I protagonisti di questo romanzo, Stefano e Claudia con i loro figli, perdono tutto quello che nel tempo avevano duramente conquistato o creato e si trovano a dover fronteggiare una situazione economica drammatica senza vedere un futuro. Conosceranno una realtà mai vissuta di povertà, di precarietà e di impotenza. Lungo il loro cammino conosceranno da vicino anche il problema dell'immigrazione e dei senza tetto.
Riusciranno a trovare la strada per un futuro migliore?
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lunedì 25 luglio 2016

Attentati e maledetti emulatori



Come spesso succede quando vi sono attentati ravvicinati, comincia il fenomeno delle emulazioni. Le tante persone un po’ squilibrate, arrabbiate, “depresse” e sempre “insospettabili” oppure con precedenti criminali che sono stati ignorati, pensano di avere un momento di gloria andando in giro a sparare alle gente o facendosi saltare in aria se hanno una mentalità jihadista. 


Quello che sta succedendo in questi giorni in Germania ne è la prova. La televisione e i giornali online, presenti ormai 24 su 24,  danno notizia degli attentati in maniera particolareggiata, ossessiva, continua e spesso anche sbagliata, soprattutto nelle prime ore dai fatti quando la voglia di arrivare prima di altri con le notizie è maniacale. Questa “informazione” martellante e ininterrotta agisce sulle menti malate e li induce a imitare gli attentatori. Questi criminali diventano ancora più pericolosi perché le loro gesta sono praticamente impossibili da prevenire per qualsiasi servizio segreto o intelligence.

(Pubblicato sul Libero del 27 luglio 2016)
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venerdì 22 luglio 2016

L'app Pokemon è pericolosa oltre che demenziale



La nuova app Pokemon Go che impazza nelle ultime settimane sta cominciando a dare i primi guai causando incidenti. In una società troppo attenta alla tecnologia e assuefatta da ogni tipo di diavoleria e applicazione per smartphone è demenziale che qualcuno se ne esca con un’idea commerciale che mette a rischio l’incolumità delle persone. 


In auto già si corrono rischi grazie a chi è costantemente distratto da telefonate in viva voce e non e da chi scrive addirittura messaggi viaggiando talmente distratto da sembrare ubriaco, ora ci mancava pure questa ultima idiozia per annientare quasi completamente l’attenzione di chi si muove, soprattutto se in auto. Il problema grande è che questi soggetti che “cercano” i Pokemon oltre a essere un pericolo per se stessi lo sono anche per gli altri, cosa ben più grave.   
C’è solo da sperare che questa “moda” passi in fretta anche se verrà probabilmente sostituita da un’altra assurdità commerciale per farci dimenticare i problemi più grandi.
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IL MIO LIBRO: ho raccontato quello che è l'incubo di molti genitori, perdere la tranquillità economica e non vedere un futuro per sé e i propri figli. Per molte famiglie italiane questa potrebbe anche non essere una storia di fantasia.

I protagonisti di questo romanzo, Stefano e Claudia con i loro figli, perdono tutto quello che nel tempo avevano duramente conquistato o creato e si trovano a dover fronteggiare una situazione economica drammatica senza vedere un futuro. Conosceranno una realtà mai vissuta di povertà, di precarietà e di impotenza. Lungo il loro cammino conosceranno da vicino anche il problema dell'immigrazione e dei senza tetto.
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mercoledì 20 luglio 2016

Padellaro ha ragione: siamo insignificanti

Leggendo il bel pezzo di Antonio Padellaro sul Fatto del 18 luglio sorge una riflessione. Il pezzo si chiude dicendo che siamo "insignificanti" per i mostri del terrorismo. E' vero, siamo insignificanti perchè non sappiamo prendere decisioni, perchè stiamo dalla parte di chi ci fa comodo al momento (cosa però abbastanza comune nel resto del mondo, visto il comportamento dei vari stati con il golpe in Turchia), siamo opportunisti e un po’ vigliacchi, “urliamo” sulle tastiere, ci lamentiamo coi conoscenti ma non agiamo mai al lato pratico nemmeno per scendere in piazza.

Siamo insignificanti anche per il resto d'Europa che “conta” e questo permette loro di dare “ordini” di ogni tipo e di sfruttare la nostra posizione geografica per lasciarci tutto il problema immigrazione.

Come cittadini, nostro malgrado, siamo insignificanti per le banche che approfittano per sottrarci risparmi in modo subdolo. Da sempre siamo insignificanti per i governanti (qualsiasi essi siano) che prendono i nostri soldi e li usano spesso per i loro sporchi interessi. Siamo insignificanti per le istituzioni alle quali poniamo con diritto i nostri problemi ma non veniamo mai ascoltati. Siamo insignificanti per l’informazione giornalistica che spesso usa televisione e giornali solo per fare propaganda governativa negando i problemi ed enfatizzando gli “annunci” del premier di turno.
L’unico momento in cui non siamo insignificanti è quando dobbiamo votare e allora ci riempiono di illusioni e balle alle quali spesso crediamo. Ma poi diventiamo insignificanti anche alle elezioni perché ci assentiamo dal nostro diritto di voto e ce ne freghiamo, rassegnati e disinformati. Siamo insignificanti per i nostri vicini perché ci limitiamo a guardare solo il nostro orticello e i nostri interessi, fregandocene di ciò che succede pochi metri più in là.
Speriamo quindi di essere veramente insignificanti per il terrorismo, ma purtroppo su questo punto i dubbi sono legittimi, visto chi è preposto alla nostra sicurezza.
(Pubblicato in parte su Libero del 23 luglio 2016)
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martedì 19 luglio 2016

Boschi strumentalizza la tragedia di Nizza per scopi politici


Era già stato molto ridicolo che il governo promettesse più lavoro grazie alla riforma costituzionale che ultimamente sembra essere la terra promessa e la soluzione di tutti i nostri problemi. Ma che ora il ministro Maria Elena Boschi strumentalizzi la strage di Nizza per promuovere il Sì al referendum di ottobre promettendo anche meno rischio  terrorismo, è vergognoso. Il terrorismo è una cosa molto grave, un problema che si sta ingrandendo in tutta Europa e che sta trovando tutte le strade (molte anche aperte per i pochi controlli e l’inettitudine di chi di dovere)  per limitare la nostra libertà e metterci paura. Il terrorismo sta facendo morti innocenti e non è degno di un paese civile strumentalizzarlo per fini politici.

E’ molto difficile capire quale potrebbe essere il nesso tra il Senato non elettivo e gli atti terroristici ma sicuramente con questo modo di parlare si “minaccia” chi dovesse votare No di appoggiargli la colpa di eventuali (e molto probabili) attentati in Italia. Sembra più un modo per liberarsi la coscienza invece di affrontare con serietà e intelligenza un grosso problema che sta sfuggendo di mano a tutta l’Europa “unita”. Invece di fare campagna elettorale priva di significato il governo pensi al modo più serio per provare a evitare di piangere altri morti.

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martedì 12 luglio 2016

Renzi smentisce sè stesso per la poltrona



Come era abbastanza prevedibile per chi non crede più alle favole e alle tante parole al vento di Matteo Renzi, ora che nel referendum di ottobre (forse spostato a novembre) sta cominciando a farsi sempre più concreta l’ipotesi che vinca il no e che la sua riforma costituzionale non passi, il premier comincia a tornare sui suoi passi sul fatto di legare l’esito del referendum al suo governo. 
Con la paura di perdere che aumenta inizia a non pronunciarsi più su questo punto e, con i giri di parole che gli sono soliti, comincia a negare le sue dimissioni in caso di perdita del sì a cui lui tiene tanto. 


Ovviamente è giustissimo in democrazia che il referendum debba essere solo l’opinione dei cittadini su quanto viene loro chiesto e non un “ricatto” per la sopravvivenza del governo, ma era stato proprio lui, convinto di far passare questa antidemocratica riforma, che aveva legato il suo mandato al referendum. 
Ma pur di restare seduto su quella poltrona per la quale non è mai stato nemmeno votato con regolari elezioni smentisce persino sé stesso.
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sabato 9 luglio 2016

La Costituzione non si cambia tanto per cambiare

Martedì 5 luglio alla trasmissione “Ballarò” si è parlato del referendum costituzionale che, salvo cambiamenti di programma, dovrebbe svolgersi a ottobre. Il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio in cinque punti ha spiegato in maniera chiara quali sono i motivi per i quali è auspicabile la vittoria del no a una riforma che toglie democrazia ai cittadini. Invece non è stata chiara la posizione di Paolo Mieli che non vuole far sapere le sue intenzioni di voto ma palesa la volontà che la costituzione venga cambiata a prescindere da chi lo fa e dal modo in cui viene fatto solo perché non vi sia una stagnazione. 


Questa posizione è assurda in quanto dalla nostra Costituzione dipende la democrazia del paese, l'approvazione delle leggi e quindi tutti i principi fondamentali che regolano la vita dei cittadini. E' indispensabile che le persone vadano a votare con piena consapevolezza di ciò che comporta una scelta che potrebbe essere irreversibile. Le mani sulla Costituzione le devono mettere solo persone competenti assolutamente immuni da qualsiasi condizionamento politico, prive di interessi personali e non coinvolti in procedimenti giudiziari. Non mi pare che i soggetti che hanno scritto i punti di questa riforma abbiano tutti questi requisiti. Meglio la “stagnazione” della nostra bella costituzione in attesa di tempi migliori e di persone più “pulite”, possibilmente anche elette dal popolo. 

Paolo Mieli intanto si chiarisca le idee su come votare e non faccia “terrorismo” mediatico sulle possibili catastrofiche conseguenze in caso di vittoria del no. Per questo basta già il governo.
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martedì 5 luglio 2016

Produrre in Bangladesh a basso costo



Fermo restando che la strage avvenuta in Bangladesh è un atto terroristico di assassini vigliacchi che andrebbe punito come merita, quanto è successo con la morte di alcuni italiani mette di nuovo in evidenza il grave problema delle aziende tessili che vanno a produrre a basso costo in questi paesi dove non esistono leggi sul lavoro e dove i lavoratori, a volte minorenni se non addirittura bambini, vengono sfruttati, malpagati e costretti a lavorare in condizioni disumane.   
Spesso sono aziende con marchi conosciuti e costosi che appaltano il lavoro a ditte che a loro volta subappaltano in una catena infinita che nasconde il committente originale.  Così il brand mantiene il suo prodotto “pulito”, lo vende a prezzi esorbitanti a chi crede ancora sia “italiano” ma ha sostenuto costi ridicoli per la produzione e il trasporto. 
Un modo di operare che, oltre a usare manodopera sottopagata in modo subdolo, toglie lavoro in Italia, fa chiudere le piccole aziende artigianali che per questi marchi producono ed è irrispettoso verso i consumatori vendendogli un prodotto non certo tutto “made in Italy”.
(Pubblicato sul Fatto Q.del 6 luglio 2016)
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