venerdì 28 novembre 2014

Announo, Travaglio ed i giovani: qualche considerazione



Giovedì 27 novembre è andata in onda una nuova puntata diAnnouno con ospite Marco Travaglio.
Ritengo quella trasmissione enormemente inutile, la conduttrice è assolutamente incapace di gestire un dibattito, è solo una ragazzina (nemmono giornalista) che fa da tappabuchi al suo “padrone” Santoro quando questi, probabilmente per i bassi ascolti, si rifiuta di andare in onda con Servizio Pubblico. Forse è preparata sugli argomenti ma non è in grado di fare domande serie, è solo capace di creare dialoghi inutili e discussioni stupide con piccole provocazioni.

I ragazzi che partecipano alla trasmissione sono di una leggerezza incredibile. Non sanno nulla della vita e nemmeno di quello di cui parlano. Attaccano gli ospiti senza cognizione di causa, come è successo con Travaglio.
Ieri sera mi sarebbe venuto l’istinto di prendere Marco e portarlo via da lì, da quella gabbia di matti. Sentire due ragazze, che si credono informate e che dovrebbero essere chiamate in quella trasmissione come portavoce dei giovani (in realtà vengono scelte per fare ascolti, cosa che peraltro non riesce per nulla), offendere Marco è inascoltabile.
La prima gli ha detto che lui va contro qualsiasi governo, di qualsiasi forza politica, solo per vendere libri e fare soldi. Come se i libri, per guadagnare, qualcuno non li dovesse poi comprare. Questa è stata anche la giusta risposta di Marco. Bisognerebbe lavorare gratis e leccare culi per non essere bollati come penosi giornalisti?
L’altra ragazza lo ha insultato dicendogli addirittura che porta sfortuna perché le persone che lui difende (es. Ingroia, De Magistris, Grillo, ecc.) sono finite tutte male perdendo consensi, come se la colpa fosse sua dei problemi nei quali si sono cacciati costoro. Una cosa vergognosa!
Trovo che Marco sia stato un vero signore a restare calmo ed a rispondere con educazione a questi attacchi. E’ una persona estremamente preparata e fa bene ad essere superiore a queste persone che sono talmente ignoranti da arrivare a pensare che siano pagate per dire queste cose.

Al di là di questo è veramente triste vedere della gioventù così limitata nei pensieri e così assuefatta allo schifo che ci sta intorno da non capire con quali poteri delinquenti hanno a che fare. Una gioventù che si crede tanto sveglia perché sta davanti ad una tastiera e naviga in internet, che si crede per questo tanto informata (senza tener conto delle tante bufale che girano in rete a cui spesso credono con incredibile ingenuità) e che si crede tanto più furba dei propri padri o nonni, cadere in errori di valutazione così gravi e diventare pure arroganti nell’esprimere le proprie idee.
Sarebbe più consolante sapere che sono veramente pagati piuttosto che pensare rappresentino la gioventù odierna.
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giovedì 27 novembre 2014

Bellissima "lettera" di Marco Travaglio

Sul Fatto Quotidiano del 26 novembre 2014 Marco Travaglio scrive una finta lettera da italiano medio che rappresenta i pensieri di tanti italiani. Bellissimo pezzo.
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LETTERA DEL MILITE IGNOTO-Marco Travaglio
 
Salve, sono l’Italiano Medio. Non mi sento particolarmente né di destra né di sinistra: le ho viste all’opera tutt’e due e non mi sono parse un granché. Il centro, poi, non ho mai capito che roba sia, sebbene abbia letto per anni il Corriere della Sera, o forse proprio per questo. Non ho mai chiesto la luna, anzi sono uno che si accontenta di poco: vorrei essere governato da gente normale più o meno come me, mediamente perbene e abbastanza competente, che parla solo quando ha qualcosa da dire, e per il resto lavora. Siccome poi pago le tasse (anzi, me le trattengono: sono un lavoratore dipendente in attesa della pensione, se mai la vedrò), gradirei saperle utilizzate per servizi pubblici decenti e non sperperate in sprechi o rubate in furti vari. Tutto qui.

 Nella Prima Repubblica votavo i partiti di governo per paura dei comunisti, anche se non riuscivo a scrollarmi di dosso la fastidiosa impressione che Berlinguer fosse meglio di Andreotti e di Craxi (a volte quel pensiero molesto si estendeva perfino ad Almirante, almeno quando appariva in tv, ma riuscivo a scacciarlo subito). Poi è arrivata Tangentopoli e istintivamente ho simpatizzato per i magistrati di Mani Pulite, che trattavano i ladri di Stato esattamente come i ladri di polli. Mi pareva di aver letto da qualche parte, credo nella Costituzione, che è giusto così. Ma da un certo momento in poi sentii dire in tv e lessi sul Corriere che a furia di ripetere “non rubare” rischiavo di ammalarmi di giustizialismo, così smisi.
Quel Berlusconi che si affacciava sulla scena, tutto denti e miliardi, non è che mi convincesse molto, ma tutti dicevano che era un grande imprenditore che si era fatto tutto da sé e vai a sapere che si era fatto dare una mano da gente poco raccomandabile: la prima volta lo votai, vedi mai che di quel successo nella vita privata ne portasse un po’ anche in quella pubblica. Me ne pentii subito, anche perché durò meno di un anno e badò solo agli affari suoi: a me però bastarono due facce, quelle di Previti e Dell’Utri, furono più utili di mille politologi.
Nel '96 votai Ulivo: mi stava simpatico Prodi perché non è un comunista, ma un tipo normale, che non le spara grosse e parla, anzi borbotta poco, un po’ come me. Ci portò in Europa con l’aiuto di Ciampi, e mi parve una cosa buona: il biglietto d’ingresso, l’Eurotassa, fu la prima imposta che pagai volentieri, anche perché ce ne restituirono un pezzo. Ma durò poco anche lui: D’Alema diceva che un Paese normale non può essere governato da un professore che non ha dietro un grande partito tutto suo e non dialoga con Berlusconi per rifare la Costituzione. Sarà. A me la Costituzione, per quel poco che ne so, non pare malaccio, però tutti dicevano che andava rifatta e intanto Prodi cadde. Dei governi “normali” al posto del suo, D’Alema e Amato, non ricordo granché. Se non che fecero tornare Berlusconi, stavolta per cinque anni: un disastro epocale, solo affaracci suoi (s’arrabbiò perfino la mafia, sentendosi trascurata).
Quando il Cavaliere cancellò il falso in bilancio e cacciò pure Enzo Biagi dalla tv, trattandolo come Renato Curcio, partecipai anche a un paio di girotondi. Poi però il Corriere disse che eravamo dei pericolosi manettari nemici del dialogo, e allora smisi.


Nel 2008 volevo astenermi, ma poi mi trascinai a rivotare Prodi, che restava il meno peggio. Lo rifecero fuori un paio d’anni dopo: il tempo di mandar fuori di galera 30 mila delinquenti (non ho mai capito perché, quando le carceri scoppiano, non ne apriamo di nuove, ma spalanchiamo le porte di quelle vecchie). Quattro anni di film horror: “Il ritorno del morto vivente”. Poi arrivò Monti con i suoi tecnici e respirai: vabbè, almeno hanno studiato e sanno far di conto. Anch’io facevo i conti: mi mancava qualche mese alla pensione. Ma subito una ministra che piangeva con la faccia cattiva mi spiegò che ero un nababbo parassita come tutti i pensionati, insomma dovevo lavorare altri 7-8 anni.
E mio figlio, che aveva appena trovato lavoro, era un privilegiato e doveva vergognarsi per via dell’articolo 18, che infatti fu dimezzato. Boh. Mi vennero dei cattivi pensieri anche sui tecnici e mi buttai sui 5Stelle. Mica per Grillo: per quei ragazzi puliti che entravano in Parlamento senza un euro di soldi pubblici. Grande vittoria. Speravo che cambiassero un po’ le cose, ma furono subito messi ai margini. Per farmi capire che il mio voto contava zero, tornarono le larghe intese e, per maggior chiarezza, fu pure rieletto Napolitano. Letta durò nove mesi, poi arrivò Renzi: diceva cose giuste, più o meno le stesse di Grillo. Intanto i 5Stelle litigavano e si espellevano: sospetto che qualcosa di buono stiano facendo, in Parlamento, ma è solo un’impressione. In tv non li vedo mai e il computer non fa per me. Così, alle Europee, ho votato Renzi. Grande vittoria. Ma me ne son subito pentito: il giovanotto ha cominciato a fare il contrario di quel che diceva. Ha riesumato il morto vivente, ha ricominciato a menarla con la Costituzione da cambiare e con i parlamentari da nominare. Ha perfino ripetuto che mio figlio è un privilegiato, sempre per l’articolo 18. Domenica mi sono astenuto, come i due terzi dei miei corregionali: stavolta capiranno il messaggio forte e chiaro. Macché: il tipetto dice che siamo secondari. Ma che devo fare per farmi ascoltare? Se voto, non conto niente. Se non voto, idem. Dovrò mica mettermi a menare, alla mia età?

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martedì 25 novembre 2014

Piccolo vademecum per la sicurezza delle donne (e non solo)



Ieri in un supermercato ho assistito ad una scena che mi ha stupito. Una signora chiedeva di chiamare i carabinieri lamentando il fatto che nel parcheggio del supermercato le avessero rubato la borsa lasciata in auto, con conseguente furto di portafoglio, documenti, chiavi, ecc.
Ho trovato la cosa di un’ingenuità assurda, per il brutto mondo in cui viviamo oggi. Come si può pensare di lasciare la borsa in auto? So bene che nessuno dovrebbe rubare nulla, ma purtroppo non è così, i malviventi sono sempre dietro l’angolo. Inoltre nei parcheggi dei supermercati è risaputo che si appostano spesso per vedere le mosse che vengono fatte dai clienti. Solo l’allontanarsi ad auto aperta per posare il carrello, può costare, come minimo, la spesa (è successo ad una mia amica, sono bastati pochi metri).

In seguito a ciò, essendo io una persona piuttosto diffidente in strada,  ho deciso di fare un piccolo vademecum per cercare di correre meno rischi di furti, principalmente per le donne.

-Non lasciare mai borse, zaini, pocket, ecc. in auto. Nel caso sia proprio necessario metterle nel baule fermandosi PRIMA del posto dove si parcheggerà l’auto, in modo da minimizzare il rischio che qualcuno veda. Meglio non lasciare in vista nemmeno borse della spesa o di acquisti, magari anche di poco valore, per i quali si corre il rischio di rotture cristalli e serrature costose da riparare.
-Portare borse con la tracolla ed usarla, non va di moda ma è molto più sicura per gli scippi
-Non tenere mai la borsa aperta quando si gira in strada o si viaggia con mezzi pubblici, ma nemmeno se la si appoggia su qualche sedia o panca in luoghi pubblici. Sfilare il portafoglio per gli scaltri è un attimo.
-Non lasciare mai le chiavi dell’auto attaccate al quadro quando si scende dall’auto, anche solo per fare carburante. Metterle sempre in tasca e, se si lascia l’auto aperta (es.facendo carbuarante), prendere la borsa con sé.
-Viaggiare con le portiere bloccate, consiglio dato anche da Aci,  in caso di incidente sapranno come farvi uscire. Invece il rischio che qualcuno salga in macchina, soprattutto se si è soli e si hanno 4 porte, per derubare minacciando con coltelli o altro, è alto ai semafori, in fila o in sosta.

-Evitare di tenere la borsa sul sedile passeggero con il finestrino destro aperto.
-Assicurarsi, prima di aprire portoni, cancelli, ecc. di non avere nessuno dietro. Accendere subito le luci e chiudersi la porta o il cancello alle spalle, prima di addentrarsi in corridoi, garage, ecc. o prima di entrare in ascensore. Purtroppo non sono rari casi di aggressione sotto casa.
-Se si gira a piedi di notte cercare di farlo dove c’è luce, lontani dai vicoli bui e dai cunicoli chiusi (es. i passaggi sotto le impalcature) e guardarsi intorno ogni tanto. Meglio avere il cellulare a portata di mano. Vi sono in commercio anche piccoli allarmi da portare con sé che emettono un forte segnale acustico se aggrediti e facili da attivare.
-In caso di piccolo incidente, non lasciare mai borsa e vettura incustoditi, è una truffa ormai comune toccare le auto altrui (vedi specchietto o uova sul vetro), per derubare.
-Meglio non  lasciare incustoditi  anche i bambini piccoli nella carrozzina, pur se pochi minuti, anche i rapimenti di minori non sono da escludere, oggi.
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Sembrano tutti banali consigli, ma a volte anche le piccole cose ed un minimo di attenzione possono salvarci da un pericolo o da uno spiacevole furto.

Se mi vengono in mentre altre cose le scriverò, se avete consigli sono ben accetti, come anche le esperienze personali che potete scrivere sotto in modo che tutti possano trarne una “dritta”.


Eternit e la sentenza vergognosa: Travaglio e le sue giuste considerazioni

La sentenza Eternit è stata l'ennesima dimostrazione di come funziona la giustizia in Italia e di come i colpevoli, soprattutto se potenti, riescano sempre a scamparla.
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 21 novembre ha scritto un bellissimo pezzo che dice tutto.
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MORS TUA, PRESCRIZIONE MEA-Marco Travaglio -Il Fatto Q.-21 novembre 2014

Diciamo subito che la Cassazione non era affatto obbligata dalla legge a dichiarare prescritto il reato di disastro colposo per il patron dell’Eternit Stephan Schmidheiny, condannato in primo e secondo grado per la morte da amianto di 2154 persone (bilancio parziale). Anziché allinearsi alla richiesta del Pg Jacoviello, noto annullatore di processi eccellenti, e dell’avvocato Coppi, sempre molto fortunato al Palazzaccio quando fa certi incontri, la Corte poteva sposare l’interpretazione alternativa data dal Tribunale e dalla Corte d’appello di Torino, che con due sentenze molto ben motivate avevano spiegato come il disastro provocato dall’amianto, rimasto a lungo latente e poi esploso con effetti che semineranno malati e morti per tanti decenni ancora, non può cristallizzarsi – come invece ritiene la Cassazione – all’istante in cui le fibre del minerale-killer smisero di depositarsi sul terreno con la chiusura della fabbrica di Casale nel lontano 1986 (ragion per cui il reato, pur accertato, si sarebbe estinto addirittura prima del processo, che dunque non avrebbe dovuto neppure cominciare).

Insomma, come scrive Vladimiro Zagrebelsky su La Stampa, c’era un’altra “scelta, ragionata e seriamente argomentabile, tra un’interpretazione che metteva d’accordo diritto e giustizia e un’altra che proclamava summus jus summa injuria”. I giudici hanno imboccato la via più facile, e anche più comoda dinanzi al potente di turno. 



E, trattandosi della Cassazione, non c’è rimedio al loro eventuale errore: per convenzione, l’ultimo giudice che si alza è quello che ha ragione. Ma c’è qualcosa di ancor più odioso della sentenza Eternit: il commento furbastro di Matteo Renzi: “Cambieremo le regole della prescrizione e faremo in modo che i processi siano più veloci”. Intanto denota un’ignoranza sesquipedale del caso Eternit: se la Cassazione ritiene che il processo non sarebbe dovuto neppure iniziare, la sua durata non c’entra nulla. E poi il tempo dei “faremo” è scaduto da nove mesi: da quando Renzi smise di essere outsider e diventò premier. Che la prescrizione non rientri fra le sue priorità fu chiaro fin da subito, anzi da prima che entrasse a Palazzo Chigi: precisamente dal 18 gennaio 2014, quando siglò il Patto del Nazareno con il recordman mondiale delle prescrizioni. Poi quando accettò che Napolitano gli depennasse il nome di Gratteri dal ministero della Giustizia. Quando rinviò a settembre la riforma della giustizia promessa per giugno. E infine quando firmò due decreti per altrettante scemenze, cioè le ferie delle toghe e alcune regolette inutili del processo civile, avviando invece le cose serie (prescrizione, anticorruzione, autoriciclaggio ecc.) sul binario morto dei disegni di legge. Che, come tutti sanno, non passeranno mai perché B. non vuole. Come spiega Davigo sull’ultimo Micromega ( pag. 3 ), la prescrizione non è l’effetto dei processi lunghi: ne è la causa principale, perché incoraggia i ricorsi dilatori e le perdite di tempo degli imputati ricchi e dei loro avvocati specialisti in criminalità & impunità. 


Un pilastro della Costituzione materiale di quest’Italia marcia, che consente a centinaia di politici, amministratori, imprenditori e finanzieri di riunirsi in Parlamento e nei Cda anziché nell’ora d’aria. Il timidissimo ddl Orlando, ove mai fosse approvato, non cambierebbe una virgola dello sconcio, che dipende da due fattori nemmeno sfiorati dal ministro della Giustizia: in Italia la prescrizione parte quando il delitto viene commesso, non quando viene scoperto; e – caso unico al mondo – non si ferma mai, nemmeno dopo due condanne di merito alla vigilia del giudizio di legittimità in Cassazione, e neppure quando uno patteggia la pena (e poi fa ricorso contro la sanzione da lui stesso concordata). Quindi le chiacchiere stanno a zero: se Renzi vuole avere titoli per parlare, faccia subito un decreto per bloccare la mannaia della prescrizione al momento del rinvio a giudizio, come in tutti i paesi civili. Se il Pd è una cosa seria, troverà in Parlamento i voti dei 5Stelle e di Sel per convertirlo in legge. I requisiti di necessità e urgenza, se non li capisce da sé, se li faccia spiegare dai parenti dei morti ammazzati dall’Eternit.

lunedì 24 novembre 2014

Chi non vota sbaglia



Anche in queste regionali ha vinto l’astensionismo. Gli italiani sono talmente stanchi, esasperati e poco speranzosi in un miglioramento che non vanno nemmeno più a votare, se pur per il meno peggio. Un atteggiamento enormemente sbagliato perché esclude uno dei pochi diritti di cui ancora godiamo. 

Chi non vota si taglia fuori da ogni diritto di protestare, di lamentarsi se le cose non vanno come vorrebbe. I politici non interpretano volutamente l’astensionismo un voto di protesta ma semplicemente non ne tengono conto. 
Chi vince si fa forza delle percentuali sui pochi votanti.  
Questo comportamento poco responsabile e molto vigliacco porterà a diminuire ulteriormente la democrazia di questo paese.
(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 25 novembre 2014)

mercoledì 19 novembre 2014

Alluvioni ed incuria

Le ennesime alluvioni avvenute in Liguria ed in altre zone d'Italia sono sicuramente colpa dei forti temporali, le famose “bombe d’acqua” che hanno scaricato molta pioggia in poco tempo, ma principalmente sono dovuti alla mancata manutenzione dei fondali dei fiumi per tenerli liberi dai detriti, alle costruzioni che vengono fatte troppo vicine ai letti dei fiumi, al taglio continuo di alberi e vegetazione  per fare zone asfaltate non dando modo alla terra di assorbire l’acqua, all’incuria in cui versano a volte le strade  (spesso rappezzate con pessimo asfalto).

In generale alla totale mancanza di rispetto nei confronti della natura che si ribella ai continui vandalismi di amministratori pubblici che pensano solo agli interessi di costruttori senza scrupoli o vogliono risparmiare sulla pelle dei cittadini.

(pubblicato sul Fatto Quotidiano del 19 novembre 2014)

giovedì 13 novembre 2014

Polemica assurda Lega-Camusso

Non mi piace la polemica contro il segretario della Cgil Susanna Camusso perchè appoggia la Lega sul referendum contro la legge Fornero. La legge è una porcata vergognosa, se qualcuno riesce (cosa improbabile) a farla togliere, che sia la Lega (va anche ricordato  che fu praticamente l'unica che firmò contro in parlamento) o chiunque altro, è una cosa giusta. In Italia si ragiona sempre e solo in termini politici, mai per il bene del paese o dei cittadini. 

Si prendono posizioni in base alla tessera che si ha in tasca (ma anche senza), si va contro ogni opinione del partito avversario, non si pensa mai con obiettività. Da mesi la Lega raccoglie firme contro questa vergogna, giornali e televisioni di parte opposta l’hanno completamente ignorata, ora ha raggiunto il numero di firme necessarie per proporla in parlamento, non passerà ma se c’è anche solo una possibilità, perché ignorarla per partito preso? Questo modo di ragionare è causa di molti dei problemi di questo paese.
(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 14 novembre 2014)
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martedì 11 novembre 2014

Sentenze vergognose



Leggendo della sentenza che scagiona i colpevoli del mancato allarme per il terremoto dell’Aquila, si rimane veramente perplessi e ci si chiede cosa è ormai la giustizia in Italia. 

Oltre ad avere tempi biblici durante i quali spesso chi è innocente aspetta il verdetto in prigione e chi è colpevole aspetta fuori e libero di delinquere ancora, si vedono sentenze davanti alle quali si rimane allibiti. 
Quasi sempre, quando i reati riguardano persone delle istituzioni, del parlamento o che comunque ricoprono un ruolo pubblico, questi vengono ignorati a sfavore dei cittadini o addirittura ignorando i morti. Ci si chiede come sia possibile che sempre più spesso ed avendo tre gradi di giudizio, si vedano sentenze di primo grado completamente ribaltate dal secondo. 

Come è possibile che ciò che è reato per un giudice non lo sia per un altro portandolo ad assolvere completamente l’imputato?

 In tutto questo chi ci rimette è sempre chi chiede giustizia per sé o per un proprio caro che ha perso la vita a causa della negligenza di chi fa il proprio mestiere senza pensare alle conseguenze e non volendosi prendere nessuna responsabilità (come nel caso del terremoto) o,  addirittura, per colpa di chi ha provocato volutamente i danni per cui dovrebbe pagare (come nel caso di Cucchi).
(pubblicato sul Fatto Quotidiano del 12 novembre 2014)
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