martedì 16 dicembre 2014

Un'Italia insanabile




Leggendo ogni giorno quello che succede dentro le stanze del potere ci si chiede cosa sia diventato il nostro paese. Ormai è difficile pensare che all’interno di ogni istituzione italiana non vi sia un qualche scandalo ancora da scoprire. 

Ci saranno persone oneste che fanno con coscienza e dignità il proprio lavoro ma sicuramente non possono ricoprire ruoli decisivi ed importanti, perché la fame di soldi e di corruzione di questo paese ha raggiunto livelli inimmaginabili in una democrazia.

Agli alti livelli sempre più arrivano personaggi senza scrupoli, spesso già passati per processi e sentenze ma impuniti che vengono messi nei posti di potere da chi ha anch’esso scheletri nell’armadio. Un giro chiuso di persone che si spostano da una carica all’altra senza perdere mai il loro lauto stipendio e con la possibilità di muoversi agevolmente in affari poco chiari ormai persino alla luce del sole. 

Difficile pensare che si possa uscire da questa spirale di corruzione ed impunità in maniera civile e democratica fino a che le persone che decidono sono le stesse che usano sistemi illeciti per fare soldi sulle spalle dei cittadini.
(Pubblicato sul Fatto Q.del 16 settembre 2015)
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Jobs act: le deleghe al Governo

Le deleghe al Governo, contenute nella legge approvata in via definitiva dal Senato
il 3 dicembre 2014 (c.d. “jobs act”), concernono:
-     riforma degli ammortizzatori sociali,
-     riordino dei servizi per il lavoro e delle politiche attive,
-     semplificazione di procedure e adempimenti,
-     riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva,
-     tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro.

La legge dispone principi e criteri direttivi – di cui di seguito illustriamo in sintesi i
principali, suddivisi per ambito di materia - per la emanazione di specifici decreti
legislativi, cui è demandata l’attuazione delle deleghe.
In   relazione   ai   decreti   legislativi   di   prossima   emanazione,   daremo   specifiche
informazioni e promuoveremo appositi incontri di approfondimento.

Ammortizzatori sociali
Cassa integrazione
Principi e criteri direttivi:
-     impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di cessazione
definitiva dell’attività aziendale o di un ramo di essa,
-     accesso alla cassa integrazione guadagni solo a seguito di esaurimento
delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro, eventualmente
destinando parte delle risorse attribuite alla cassa integrazione a favore dei
contratti di solidarietà,
-     revisione   dei   limiti   di   durata   della   cassa   integrazione   guadagni   e
individuazione dei meccanismi di incentivazione della rotazione,
-     riduzione degli oneri contributivi ordinari e loro rimodulazione tra i settori in
funzione dell’utilizzo effettivo.
ASpI (Assicurazione Sociale per l’Impiego)
Principi e criteri direttivi:
-     omogeneizzazione   della   disciplina   relativa   ai   trattamenti   ordinari   e   ai
trattamenti   brevi   e   durata   di   tali   trattamenti   rapportata   alla   storia
contributiva pregressa del lavoratore,
-     incremento della durata massima per i lavoratori con carriere contributive
più rilevanti,
-     universalizzazione del campo di applicazione, con estensione ai lavoratori
con   contratto   di   collaborazione   coordinata   e   continuativa   fino   al   suo
superamento,
-     introduzione di massimali in relazione alla contribuzione figurativa.

Servizi per il lavoro e politiche attive del lavoro

Principi e criteri direttivi:
-     razionalizzazione degli incentivi alle assunzioni oggi esistenti nonché degli
incentivi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità,
-     istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione partecipata da Stato,
Regioni e Province autonome e vigilata dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche   Sociali,   senza   nuovi   o   maggiori   oneri   a   carico   della   finanza
pubblica,
-     attribuzione all’Agenzia di competenze gestionali in materia di servizi per
l’impiego, politiche attive e ASpI,-     razionalizzazione   e   revisione   delle   procedure   e   degli   adempimenti   in
materia di inserimento mirato delle persone con disabilità di cui alla legge
68/1999 e degli altri soggetti aventi diritto al collocamento obbligatorio,
-     previsione di meccanismi di raccordo e di coordinamento delle funzioni fra
l’Agenzia e l’INPS.

Procedure e adempimenti: semplificazione
Principi e criteri direttivi:
-     razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti,
anche mediante l’abrogazione di norme, connessi con la costituzione e
gestione del rapporto di lavoro,
-     unificazione delle comunicazioni alle pubbliche amministrazioni,
-     divieto delle pubbliche amministrazioni di richiedere dati di cui sono già in
possesso,
-     rafforzamento   del   sistema   di   trasmissione   delle   comunicazioni   in   via
telematica e abolizione della tenuta dei documenti cartacei,
-     revisione del regime delle sanzioni, tenendo conto della eventuale natura
formale della violazione, in modo da favorire l’immediata eliminazione degli
effetti   della   condotta   illecita,   nonché   valorizzazione   degli   istituti   di   tipo
premiale,
-     previsione di modalità semplificate per garantire data certa e autenticità
della manifestazione di volontà del lavoratore in relazione alle dimissioni o
alla   risoluzione   consensuale,   anche   tenuto   conto   della   necessità   di
assicurare   certezza   della   cessazione   del   rapporto   nel   caso   di
comportamento concludente in tal senso del lavoratore.

Tipologie contrattuali e rapporti di lavoro

Forme contrattuali
Principi e criteri direttivi:
-     individuazione ed analisi di tutte le forme contrattuali esistenti, al fine di
poterne valutare l’effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il
contesto produttivo nazionale e internazionale, in funzione di interventi di
semplificazione,   modifica   o   eventuale   superamento   di   talune   tipologie
contrattuali,
-     rafforzamento degli strumenti per favorire l’alternanza tra scuola e lavoro,
-     elaborazione di un testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e
dei   rapporti   di   lavoro,   con   abrogazione   di   tutte   le   disposizioni   che
disciplinano le singole forme contrattuali con esso incompatibili, al fine di
eliminare duplicazioni normative e difficoltà interpretative e applicative,
-     superamento dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.
Contratti a tempo indeterminato
Principi e criteri direttivi:
-     promozione del contratto a tempo indeterminato come forma comune di
contratto  di  lavoro,  rendendolo  più   conveniente  rispetto  agli   altri  tipi  di
contratto in termini di oneri diretti e indiretti,
-     previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a
tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio con:
o    esclusione   della   reintegrazione   del   lavoratore   nel   caso   di
licenziamento   economico,   con   indennizzo   economico   certo   e
crescente con l’anzianità di servizio,
o    reintegrazione per i soli licenziamenti nulli e discriminatori e per
specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato,
o    previsione di termini certi per l'impugnazione del licenziamento.
Mansioni e inquadramento      
Principi e criteri direttivi:
-     revisione   della   disciplina   delle   mansioni   in   caso   di   processi   di
riorganizzazione, ristrutturazione o riconversione aziendale individuati sulla base di parametri oggettivi, contemperando l’interesse dell’impresa all’utile
impiego del personale con l’interesse del dipendente alla tutela del posto di
lavoro,   della   professionalità   e   delle   condizioni   di   vita   ed   economiche,
prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento,
-     previsione   che   la   contrattazione   collettiva,   anche   aziendale,   possa
individuare ulteriori ipotesi rispetto a quelle come sopra previste.
Controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro
Principi e criteri direttivi:
-     revisione   della   disciplina   dei   controlli   a   distanza   sugli   impianti   e   sugli
strumenti   di   lavoro,   tenendo   conto   dell’evoluzione   tecnologica   e
contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell’impresa con la
tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore.
Compenso orario minimo
Principi e criteri direttivi:
-     introduzione,   eventualmente   anche   in   via   sperimentale,   nei   settori   non
regolati da contratti collettivi, del compenso orario minimo, applicabile ai
rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato nonché,
fino   al   loro   superamento,   ai   rapporti   di   collaborazione   coordinata   e
continuativa.
Lavoro accessorio
Principi e criteri direttivi:
-     previsione della possibilità di estendere il ricorso a prestazioni di lavoro
accessorio per le attività lavorative discontinue e occasionali nei diversi
settori   produttivi,   fatta   salva   la   piena   tracciabilità   dei   buoni   lavoro
acquistati.
Servizi ispettivi
Principi e criteri direttivi:
-     razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva, attraverso misure
di coordinamento ovvero attraverso l’istituzione, senza nuovi o maggiori
oneri a carico della finanza pubblica, di una Agenzia unica per le ispezioni
del lavoro, tramite l’integrazione in un’unica struttura dei servizi ispettivi del
Ministero   del   Lavoro   e   delle   Politiche   Sociali,   dell’INPS   e   dell’INAIL,
prevedendo   anche   strumenti   e   forme   di   coordinamento   con   i   servizi
ispettivi   delle   aziende   sanitarie   locali   e   delle   agenzie   regionali   per   la
protezione ambientale.

Maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
Principi e criteri direttivi:
-     estensione, eventualmente graduale, dell’indennità di maternità a tutte le
categorie di donne lavoratrici,
-     garanzia del diritto delle lavoratrici madri parasubordinate alla prestazione
assistenziale   anche   nel   caso   di   mancato   versamento   dei   contributi   da
parte del datore di lavoro,
-     incentivazione   di   accordi   collettivi   su   flessibilità   dell’orario   lavorativo   e
impiego di premi di produttività, al fine di favorire la conciliazione delle
responsabilità genitoriali e dell’assistenza alle persone non autosufficienti e
l’attività lavorativa, anche attraverso il telelavoro,
-     introduzione   di   congedi   dedicati   alle   donne   inserite   nei   percorsi   di
protezione relativi alla violenza di genere, debitamente certificati dai servizi
sociali del comune di residenza.
(fonte Unindustria)
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sabato 6 dicembre 2014

Marco Travaglio alla Camera sul finanziamento ai giornali

Marco Travaglio è andato alla Camera dei Deputati su loro invito per un incontro informale a parlare della proposta di legge relativa all'abolizione del finanziamento pubblico ai giornali, un costo per lo Stato (e quindi per i cittadini) molto alto. Molti di questi giornali sono piccole realtà senza lettori oppure giornali di partito che dovrebbero mantenersi con le loro forze e non pesare sui cittadini. 


Un esempio di giornale che non prende finanziamenti pubblici è "Il Fatto Quotidiano", l'unico che gode solo delle normali agevolazioni fiscali dati all'editoria (come la riduzione dell'Iva), ma non prende sovvenzioni pubbliche, vive solo dei suoi lettori e degli introiti pubblicitari, oltretutto scarsi.
Marco Travaglio in questo incontro ha testimoniato come si può essere molto più liberi di scrivere ciò che si crede giusto e poter denunciare scandali che riguardano politici o potenti essendo liberi di non dover accontentare nessuno.
Un filmato molto interessante, un Marco Travaglio sempre preparato e chiaro.

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venerdì 5 dicembre 2014

Non scarichiamo la nostra rabbia su Travaglio



Come sempre quando Travaglio incontra personaggi che ricoprono un importante ruolo pubblico, le aspettative nei suoi confronti sono troppo alte. Molti si aspettano che Marco attacchi duramente gli interlocutori. 
Ma dimenticano che Travaglio è una persona estremamente educata, che in questi dibattiti non è in casa sua e deve “sottostare” alle direttive dei vari conduttori, che non vuol dire sottomettersi come molti pensano, ma semplicemente rispettare delle regole sugli argomenti decisi per quella sera.  

Per quelli che si aspettano un Travaglio combattivo e urlante, va ricordato che, oltre a non essere nel suo stile, si possono fare domande e fare notare le incongruenze, le balle, le cose non fatte o quelle fatte dai politici in maniera tranquilla e pacata ma comunque decisa e chiara. E’ quello che di solito Marco fa in questi dibattiti. 

Nel caso di Renzi a Bersaglio mobile, forse evitare qualche risata avrebbe dato meno adito ai telespettatori di pensare che vi sia complicità, ma ciò non toglie che Travaglio le cose che ha potuto dire (Renzie e Mentana permettendo) le ha dette.  
C’è chi pensa che Marco sia più incisivo quando scrive o parla  fuori dai dibattiti, a me non sembra, ma se anche fosse in parte vero non gli va fatta una colpa di questo, ognuno è portato per delle cose e meno per altre. Ma ciò non toglie nulla al suo lavoro di ricerca della verità e di chiarezza nel denunciare ogni giorno le porcate del governo (e non solo).  
Non prendiamocela con lui per le nostre rabbie più che giuste, teniamoci caro uno dei pochi giornalisti veri, seri e coraggiosi che abbiamo in Italia, pur con i suoi eventuali difetti.
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lunedì 1 dicembre 2014

Gli errori del Movimento 5 Stelle



L’unica speranza di cambiamento che è entrata in Parlamento, il Movimento 5 Stelle, si sta dissolvendo come neve al sole. Ogni giorno che passa il loro suicidio è sempre più evidente. Con le discussioni interne e le espulsioni stanno togliendo l’attenzione dalle battaglie che conducono in Parlamento. 

Quella che loro chiamano tanto “democrazia interna”, “uno vale uno”, ecc. si sta dimostrando solo dittatura da parte dei vertici nei confronti dei rappresentanti al Governo, il loro espellere parlamentari senza nemmeno dargli il diritto di difesa è un errore enorme perché fa ridurre i già pochi membri presenti all’opposizione e crea malcontento all’interno del Movimento.


Produce discussioni inutili e concentra le forze in problemi che vengono visti dagli elettori come confusione e li fa apparire simili agli altri partiti. Anche la perenne discussione sull’andare in televisione o meno agevola gli altri partiti che invece di pensare, agiscono e vanno. 
Il M5S dovrebbe essere il cambiamento, si sta solo dimostrando capace di dire no a tutto con discorsi da parte di Grillo abbastanza incomprensibili ed infondati nei fatti, dando così motivo  all’informazione di parte,  che già ne cerca tutti i possibili difetti, di avere ancora più motivi per screditarli. 

Debbono uscire da questa situazione al più presto se non vogliono perdere del tutto la fiducia degli elettori e sostenitori. 
(pubblicato sul Fatto Quotidiano del 2 dicembre 2014)
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venerdì 28 novembre 2014

Announo, Travaglio ed i giovani: qualche considerazione



Giovedì 27 novembre è andata in onda una nuova puntata diAnnouno con ospite Marco Travaglio.
Ritengo quella trasmissione enormemente inutile, la conduttrice è assolutamente incapace di gestire un dibattito, è solo una ragazzina (nemmono giornalista) che fa da tappabuchi al suo “padrone” Santoro quando questi, probabilmente per i bassi ascolti, si rifiuta di andare in onda con Servizio Pubblico. Forse è preparata sugli argomenti ma non è in grado di fare domande serie, è solo capace di creare dialoghi inutili e discussioni stupide con piccole provocazioni.

I ragazzi che partecipano alla trasmissione sono di una leggerezza incredibile. Non sanno nulla della vita e nemmeno di quello di cui parlano. Attaccano gli ospiti senza cognizione di causa, come è successo con Travaglio.
Ieri sera mi sarebbe venuto l’istinto di prendere Marco e portarlo via da lì, da quella gabbia di matti. Sentire due ragazze, che si credono informate e che dovrebbero essere chiamate in quella trasmissione come portavoce dei giovani (in realtà vengono scelte per fare ascolti, cosa che peraltro non riesce per nulla), offendere Marco è inascoltabile.
La prima gli ha detto che lui va contro qualsiasi governo, di qualsiasi forza politica, solo per vendere libri e fare soldi. Come se i libri, per guadagnare, qualcuno non li dovesse poi comprare. Questa è stata anche la giusta risposta di Marco. Bisognerebbe lavorare gratis e leccare culi per non essere bollati come penosi giornalisti?
L’altra ragazza lo ha insultato dicendogli addirittura che porta sfortuna perché le persone che lui difende (es. Ingroia, De Magistris, Grillo, ecc.) sono finite tutte male perdendo consensi, come se la colpa fosse sua dei problemi nei quali si sono cacciati costoro. Una cosa vergognosa!
Trovo che Marco sia stato un vero signore a restare calmo ed a rispondere con educazione a questi attacchi. E’ una persona estremamente preparata e fa bene ad essere superiore a queste persone che sono talmente ignoranti da arrivare a pensare che siano pagate per dire queste cose.

Al di là di questo è veramente triste vedere della gioventù così limitata nei pensieri e così assuefatta allo schifo che ci sta intorno da non capire con quali poteri delinquenti hanno a che fare. Una gioventù che si crede tanto sveglia perché sta davanti ad una tastiera e naviga in internet, che si crede per questo tanto informata (senza tener conto delle tante bufale che girano in rete a cui spesso credono con incredibile ingenuità) e che si crede tanto più furba dei propri padri o nonni, cadere in errori di valutazione così gravi e diventare pure arroganti nell’esprimere le proprie idee.
Sarebbe più consolante sapere che sono veramente pagati piuttosto che pensare rappresentino la gioventù odierna.
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giovedì 27 novembre 2014

Bellissima "lettera" di Marco Travaglio

Sul Fatto Quotidiano del 26 novembre 2014 Marco Travaglio scrive una finta lettera da italiano medio che rappresenta i pensieri di tanti italiani. Bellissimo pezzo.
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LETTERA DEL MILITE IGNOTO-Marco Travaglio
 
Salve, sono l’Italiano Medio. Non mi sento particolarmente né di destra né di sinistra: le ho viste all’opera tutt’e due e non mi sono parse un granché. Il centro, poi, non ho mai capito che roba sia, sebbene abbia letto per anni il Corriere della Sera, o forse proprio per questo. Non ho mai chiesto la luna, anzi sono uno che si accontenta di poco: vorrei essere governato da gente normale più o meno come me, mediamente perbene e abbastanza competente, che parla solo quando ha qualcosa da dire, e per il resto lavora. Siccome poi pago le tasse (anzi, me le trattengono: sono un lavoratore dipendente in attesa della pensione, se mai la vedrò), gradirei saperle utilizzate per servizi pubblici decenti e non sperperate in sprechi o rubate in furti vari. Tutto qui.

 Nella Prima Repubblica votavo i partiti di governo per paura dei comunisti, anche se non riuscivo a scrollarmi di dosso la fastidiosa impressione che Berlinguer fosse meglio di Andreotti e di Craxi (a volte quel pensiero molesto si estendeva perfino ad Almirante, almeno quando appariva in tv, ma riuscivo a scacciarlo subito). Poi è arrivata Tangentopoli e istintivamente ho simpatizzato per i magistrati di Mani Pulite, che trattavano i ladri di Stato esattamente come i ladri di polli. Mi pareva di aver letto da qualche parte, credo nella Costituzione, che è giusto così. Ma da un certo momento in poi sentii dire in tv e lessi sul Corriere che a furia di ripetere “non rubare” rischiavo di ammalarmi di giustizialismo, così smisi.
Quel Berlusconi che si affacciava sulla scena, tutto denti e miliardi, non è che mi convincesse molto, ma tutti dicevano che era un grande imprenditore che si era fatto tutto da sé e vai a sapere che si era fatto dare una mano da gente poco raccomandabile: la prima volta lo votai, vedi mai che di quel successo nella vita privata ne portasse un po’ anche in quella pubblica. Me ne pentii subito, anche perché durò meno di un anno e badò solo agli affari suoi: a me però bastarono due facce, quelle di Previti e Dell’Utri, furono più utili di mille politologi.
Nel '96 votai Ulivo: mi stava simpatico Prodi perché non è un comunista, ma un tipo normale, che non le spara grosse e parla, anzi borbotta poco, un po’ come me. Ci portò in Europa con l’aiuto di Ciampi, e mi parve una cosa buona: il biglietto d’ingresso, l’Eurotassa, fu la prima imposta che pagai volentieri, anche perché ce ne restituirono un pezzo. Ma durò poco anche lui: D’Alema diceva che un Paese normale non può essere governato da un professore che non ha dietro un grande partito tutto suo e non dialoga con Berlusconi per rifare la Costituzione. Sarà. A me la Costituzione, per quel poco che ne so, non pare malaccio, però tutti dicevano che andava rifatta e intanto Prodi cadde. Dei governi “normali” al posto del suo, D’Alema e Amato, non ricordo granché. Se non che fecero tornare Berlusconi, stavolta per cinque anni: un disastro epocale, solo affaracci suoi (s’arrabbiò perfino la mafia, sentendosi trascurata).
Quando il Cavaliere cancellò il falso in bilancio e cacciò pure Enzo Biagi dalla tv, trattandolo come Renato Curcio, partecipai anche a un paio di girotondi. Poi però il Corriere disse che eravamo dei pericolosi manettari nemici del dialogo, e allora smisi.


Nel 2008 volevo astenermi, ma poi mi trascinai a rivotare Prodi, che restava il meno peggio. Lo rifecero fuori un paio d’anni dopo: il tempo di mandar fuori di galera 30 mila delinquenti (non ho mai capito perché, quando le carceri scoppiano, non ne apriamo di nuove, ma spalanchiamo le porte di quelle vecchie). Quattro anni di film horror: “Il ritorno del morto vivente”. Poi arrivò Monti con i suoi tecnici e respirai: vabbè, almeno hanno studiato e sanno far di conto. Anch’io facevo i conti: mi mancava qualche mese alla pensione. Ma subito una ministra che piangeva con la faccia cattiva mi spiegò che ero un nababbo parassita come tutti i pensionati, insomma dovevo lavorare altri 7-8 anni.
E mio figlio, che aveva appena trovato lavoro, era un privilegiato e doveva vergognarsi per via dell’articolo 18, che infatti fu dimezzato. Boh. Mi vennero dei cattivi pensieri anche sui tecnici e mi buttai sui 5Stelle. Mica per Grillo: per quei ragazzi puliti che entravano in Parlamento senza un euro di soldi pubblici. Grande vittoria. Speravo che cambiassero un po’ le cose, ma furono subito messi ai margini. Per farmi capire che il mio voto contava zero, tornarono le larghe intese e, per maggior chiarezza, fu pure rieletto Napolitano. Letta durò nove mesi, poi arrivò Renzi: diceva cose giuste, più o meno le stesse di Grillo. Intanto i 5Stelle litigavano e si espellevano: sospetto che qualcosa di buono stiano facendo, in Parlamento, ma è solo un’impressione. In tv non li vedo mai e il computer non fa per me. Così, alle Europee, ho votato Renzi. Grande vittoria. Ma me ne son subito pentito: il giovanotto ha cominciato a fare il contrario di quel che diceva. Ha riesumato il morto vivente, ha ricominciato a menarla con la Costituzione da cambiare e con i parlamentari da nominare. Ha perfino ripetuto che mio figlio è un privilegiato, sempre per l’articolo 18. Domenica mi sono astenuto, come i due terzi dei miei corregionali: stavolta capiranno il messaggio forte e chiaro. Macché: il tipetto dice che siamo secondari. Ma che devo fare per farmi ascoltare? Se voto, non conto niente. Se non voto, idem. Dovrò mica mettermi a menare, alla mia età?

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martedì 25 novembre 2014

Piccolo vademecum per la sicurezza delle donne (e non solo)



Ieri in un supermercato ho assistito ad una scena che mi ha stupito. Una signora chiedeva di chiamare i carabinieri lamentando il fatto che nel parcheggio del supermercato le avessero rubato la borsa lasciata in auto, con conseguente furto di portafoglio, documenti, chiavi, ecc.
Ho trovato la cosa di un’ingenuità assurda, per il brutto mondo in cui viviamo oggi. Come si può pensare di lasciare la borsa in auto? So bene che nessuno dovrebbe rubare nulla, ma purtroppo non è così, i malviventi sono sempre dietro l’angolo. Inoltre nei parcheggi dei supermercati è risaputo che si appostano spesso per vedere le mosse che vengono fatte dai clienti. Solo l’allontanarsi ad auto aperta per posare il carrello, può costare, come minimo, la spesa (è successo ad una mia amica, sono bastati pochi metri).

In seguito a ciò, essendo io una persona piuttosto diffidente in strada,  ho deciso di fare un piccolo vademecum per cercare di correre meno rischi di furti, principalmente per le donne.

-Non lasciare mai borse, zaini, pocket, ecc. in auto. Nel caso sia proprio necessario metterle nel baule fermandosi PRIMA del posto dove si parcheggerà l’auto, in modo da minimizzare il rischio che qualcuno veda. Meglio non lasciare in vista nemmeno borse della spesa o di acquisti, magari anche di poco valore, per i quali si corre il rischio di rotture cristalli e serrature costose da riparare.
-Portare borse con la tracolla ed usarla, non va di moda ma è molto più sicura per gli scippi
-Non tenere mai la borsa aperta quando si gira in strada o si viaggia con mezzi pubblici, ma nemmeno se la si appoggia su qualche sedia o panca in luoghi pubblici. Sfilare il portafoglio per gli scaltri è un attimo.
-Non lasciare mai le chiavi dell’auto attaccate al quadro quando si scende dall’auto, anche solo per fare carburante. Metterle sempre in tasca e, se si lascia l’auto aperta (es.facendo carbuarante), prendere la borsa con sé.
-Viaggiare con le portiere bloccate, consiglio dato anche da Aci,  in caso di incidente sapranno come farvi uscire. Invece il rischio che qualcuno salga in macchina, soprattutto se si è soli e si hanno 4 porte, per derubare minacciando con coltelli o altro, è alto ai semafori, in fila o in sosta.

-Evitare di tenere la borsa sul sedile passeggero con il finestrino destro aperto.
-Assicurarsi, prima di aprire portoni, cancelli, ecc. di non avere nessuno dietro. Accendere subito le luci e chiudersi la porta o il cancello alle spalle, prima di addentrarsi in corridoi, garage, ecc. o prima di entrare in ascensore. Purtroppo non sono rari casi di aggressione sotto casa.
-Se si gira a piedi di notte cercare di farlo dove c’è luce, lontani dai vicoli bui e dai cunicoli chiusi (es. i passaggi sotto le impalcature) e guardarsi intorno ogni tanto. Meglio avere il cellulare a portata di mano. Vi sono in commercio anche piccoli allarmi da portare con sé che emettono un forte segnale acustico se aggrediti e facili da attivare.
-In caso di piccolo incidente, non lasciare mai borsa e vettura incustoditi, è una truffa ormai comune toccare le auto altrui (vedi specchietto o uova sul vetro), per derubare.
-Meglio non  lasciare incustoditi  anche i bambini piccoli nella carrozzina, pur se pochi minuti, anche i rapimenti di minori non sono da escludere, oggi.
.
Sembrano tutti banali consigli, ma a volte anche le piccole cose ed un minimo di attenzione possono salvarci da un pericolo o da uno spiacevole furto.

Se mi vengono in mentre altre cose le scriverò, se avete consigli sono ben accetti, come anche le esperienze personali che potete scrivere sotto in modo che tutti possano trarne una “dritta”.


Eternit e la sentenza vergognosa: Travaglio e le sue giuste considerazioni

La sentenza Eternit è stata l'ennesima dimostrazione di come funziona la giustizia in Italia e di come i colpevoli, soprattutto se potenti, riescano sempre a scamparla.
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 21 novembre ha scritto un bellissimo pezzo che dice tutto.
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MORS TUA, PRESCRIZIONE MEA-Marco Travaglio -Il Fatto Q.-21 novembre 2014

Diciamo subito che la Cassazione non era affatto obbligata dalla legge a dichiarare prescritto il reato di disastro colposo per il patron dell’Eternit Stephan Schmidheiny, condannato in primo e secondo grado per la morte da amianto di 2154 persone (bilancio parziale). Anziché allinearsi alla richiesta del Pg Jacoviello, noto annullatore di processi eccellenti, e dell’avvocato Coppi, sempre molto fortunato al Palazzaccio quando fa certi incontri, la Corte poteva sposare l’interpretazione alternativa data dal Tribunale e dalla Corte d’appello di Torino, che con due sentenze molto ben motivate avevano spiegato come il disastro provocato dall’amianto, rimasto a lungo latente e poi esploso con effetti che semineranno malati e morti per tanti decenni ancora, non può cristallizzarsi – come invece ritiene la Cassazione – all’istante in cui le fibre del minerale-killer smisero di depositarsi sul terreno con la chiusura della fabbrica di Casale nel lontano 1986 (ragion per cui il reato, pur accertato, si sarebbe estinto addirittura prima del processo, che dunque non avrebbe dovuto neppure cominciare).

Insomma, come scrive Vladimiro Zagrebelsky su La Stampa, c’era un’altra “scelta, ragionata e seriamente argomentabile, tra un’interpretazione che metteva d’accordo diritto e giustizia e un’altra che proclamava summus jus summa injuria”. I giudici hanno imboccato la via più facile, e anche più comoda dinanzi al potente di turno. 



E, trattandosi della Cassazione, non c’è rimedio al loro eventuale errore: per convenzione, l’ultimo giudice che si alza è quello che ha ragione. Ma c’è qualcosa di ancor più odioso della sentenza Eternit: il commento furbastro di Matteo Renzi: “Cambieremo le regole della prescrizione e faremo in modo che i processi siano più veloci”. Intanto denota un’ignoranza sesquipedale del caso Eternit: se la Cassazione ritiene che il processo non sarebbe dovuto neppure iniziare, la sua durata non c’entra nulla. E poi il tempo dei “faremo” è scaduto da nove mesi: da quando Renzi smise di essere outsider e diventò premier. Che la prescrizione non rientri fra le sue priorità fu chiaro fin da subito, anzi da prima che entrasse a Palazzo Chigi: precisamente dal 18 gennaio 2014, quando siglò il Patto del Nazareno con il recordman mondiale delle prescrizioni. Poi quando accettò che Napolitano gli depennasse il nome di Gratteri dal ministero della Giustizia. Quando rinviò a settembre la riforma della giustizia promessa per giugno. E infine quando firmò due decreti per altrettante scemenze, cioè le ferie delle toghe e alcune regolette inutili del processo civile, avviando invece le cose serie (prescrizione, anticorruzione, autoriciclaggio ecc.) sul binario morto dei disegni di legge. Che, come tutti sanno, non passeranno mai perché B. non vuole. Come spiega Davigo sull’ultimo Micromega ( pag. 3 ), la prescrizione non è l’effetto dei processi lunghi: ne è la causa principale, perché incoraggia i ricorsi dilatori e le perdite di tempo degli imputati ricchi e dei loro avvocati specialisti in criminalità & impunità. 


Un pilastro della Costituzione materiale di quest’Italia marcia, che consente a centinaia di politici, amministratori, imprenditori e finanzieri di riunirsi in Parlamento e nei Cda anziché nell’ora d’aria. Il timidissimo ddl Orlando, ove mai fosse approvato, non cambierebbe una virgola dello sconcio, che dipende da due fattori nemmeno sfiorati dal ministro della Giustizia: in Italia la prescrizione parte quando il delitto viene commesso, non quando viene scoperto; e – caso unico al mondo – non si ferma mai, nemmeno dopo due condanne di merito alla vigilia del giudizio di legittimità in Cassazione, e neppure quando uno patteggia la pena (e poi fa ricorso contro la sanzione da lui stesso concordata). Quindi le chiacchiere stanno a zero: se Renzi vuole avere titoli per parlare, faccia subito un decreto per bloccare la mannaia della prescrizione al momento del rinvio a giudizio, come in tutti i paesi civili. Se il Pd è una cosa seria, troverà in Parlamento i voti dei 5Stelle e di Sel per convertirlo in legge. I requisiti di necessità e urgenza, se non li capisce da sé, se li faccia spiegare dai parenti dei morti ammazzati dall’Eternit.

lunedì 24 novembre 2014

Chi non vota sbaglia



Anche in queste regionali ha vinto l’astensionismo. Gli italiani sono talmente stanchi, esasperati e poco speranzosi in un miglioramento che non vanno nemmeno più a votare, se pur per il meno peggio. Un atteggiamento enormemente sbagliato perché esclude uno dei pochi diritti di cui ancora godiamo. 

Chi non vota si taglia fuori da ogni diritto di protestare, di lamentarsi se le cose non vanno come vorrebbe. I politici non interpretano volutamente l’astensionismo un voto di protesta ma semplicemente non ne tengono conto. 
Chi vince si fa forza delle percentuali sui pochi votanti.  
Questo comportamento poco responsabile e molto vigliacco porterà a diminuire ulteriormente la democrazia di questo paese.
(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 25 novembre 2014)

mercoledì 19 novembre 2014

Alluvioni ed incuria

Le ennesime alluvioni avvenute in Liguria ed in altre zone d'Italia sono sicuramente colpa dei forti temporali, le famose “bombe d’acqua” che hanno scaricato molta pioggia in poco tempo, ma principalmente sono dovuti alla mancata manutenzione dei fondali dei fiumi per tenerli liberi dai detriti, alle costruzioni che vengono fatte troppo vicine ai letti dei fiumi, al taglio continuo di alberi e vegetazione  per fare zone asfaltate non dando modo alla terra di assorbire l’acqua, all’incuria in cui versano a volte le strade  (spesso rappezzate con pessimo asfalto).

In generale alla totale mancanza di rispetto nei confronti della natura che si ribella ai continui vandalismi di amministratori pubblici che pensano solo agli interessi di costruttori senza scrupoli o vogliono risparmiare sulla pelle dei cittadini.

(pubblicato sul Fatto Quotidiano del 19 novembre 2014)

giovedì 13 novembre 2014

Polemica assurda Lega-Camusso

Non mi piace la polemica contro il segretario della Cgil Susanna Camusso perchè appoggia la Lega sul referendum contro la legge Fornero. La legge è una porcata vergognosa, se qualcuno riesce (cosa improbabile) a farla togliere, che sia la Lega (va anche ricordato  che fu praticamente l'unica che firmò contro in parlamento) o chiunque altro, è una cosa giusta. In Italia si ragiona sempre e solo in termini politici, mai per il bene del paese o dei cittadini. 

Si prendono posizioni in base alla tessera che si ha in tasca (ma anche senza), si va contro ogni opinione del partito avversario, non si pensa mai con obiettività. Da mesi la Lega raccoglie firme contro questa vergogna, giornali e televisioni di parte opposta l’hanno completamente ignorata, ora ha raggiunto il numero di firme necessarie per proporla in parlamento, non passerà ma se c’è anche solo una possibilità, perché ignorarla per partito preso? Questo modo di ragionare è causa di molti dei problemi di questo paese.
(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 14 novembre 2014)
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martedì 11 novembre 2014

Sentenze vergognose



Leggendo della sentenza che scagiona i colpevoli del mancato allarme per il terremoto dell’Aquila, si rimane veramente perplessi e ci si chiede cosa è ormai la giustizia in Italia. 

Oltre ad avere tempi biblici durante i quali spesso chi è innocente aspetta il verdetto in prigione e chi è colpevole aspetta fuori e libero di delinquere ancora, si vedono sentenze davanti alle quali si rimane allibiti. 
Quasi sempre, quando i reati riguardano persone delle istituzioni, del parlamento o che comunque ricoprono un ruolo pubblico, questi vengono ignorati a sfavore dei cittadini o addirittura ignorando i morti. Ci si chiede come sia possibile che sempre più spesso ed avendo tre gradi di giudizio, si vedano sentenze di primo grado completamente ribaltate dal secondo. 

Come è possibile che ciò che è reato per un giudice non lo sia per un altro portandolo ad assolvere completamente l’imputato?

 In tutto questo chi ci rimette è sempre chi chiede giustizia per sé o per un proprio caro che ha perso la vita a causa della negligenza di chi fa il proprio mestiere senza pensare alle conseguenze e non volendosi prendere nessuna responsabilità (come nel caso del terremoto) o,  addirittura, per colpa di chi ha provocato volutamente i danni per cui dovrebbe pagare (come nel caso di Cucchi).
(pubblicato sul Fatto Quotidiano del 12 novembre 2014)
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martedì 28 ottobre 2014

La mobilità per licenziamento collettivo dal 1 gennaio 2015

Ammortizzatori sociali: licenziamento collettivo - Durata dell'Indennità di mobilità dal 1 gennaio 2015

-Fonte Legge 28 giugno 2012, n. 92
-Normativa Collegata Legge 7 agosto 2012, n. 134
-Legge 23 luglio 1991, n. 223
-Specifiche: Il   nuovo   sistema   di   protezione   sociale introdotto dalla L. n. 92/2012 e successive
modificazioni,   attraverso   l’ASpI   e   la   Mini AspI, prevede un periodo di transizione che
comporta   una   graduale   riduzione   della durata dell’indennità per i lavoratori collocati
in mobilità dopo il 31 dicembre 2014

A chi si applica
 Alle imprese:
• industriali       che       hanno       impiegato mediamente   più   di   15   dip.   nell'ultimo semestre;
• del trasporto aereo, a prescindere dal n. di dipendenti;
• del   sistema   aereoportuale,   a   prescindere dal n. di dipendenti;
• commerciali     che     hanno     impiegato mediamente   più   di   200   dip.   nell'ultimo semestre;
• artigiane dell'indotto, nel solo caso in cui anche   l'azienda   committente   ha   fatto ricorso alla mobilità;
• di     vigilanza     che     hanno     impiegato mediamente   più   di   15   dip.     nell'ultimo semestre.
Alle
• aziende commerciali che hanno impiegato mediamente   tra   50   e   200   dipendenti nell'ultimo semestre;
• agenzie   di   viaggio   e   turismo   che   hanno impiegato mediamente più di 50 dipendenti nell'ultimo semestre.

Entro il 31 ottobre 2014, il Ministero del lavoro dovrebbe procedere, insieme alle associazioni   dei   datori   di   lavoro   ed   alle   organizzazioni   sindacali   dei   lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ad una ricognizione dell’attuale   regime   transitorio   relativo   alla   graduale   riduzione   della   durata dell'indennità per i lavoratori collocati in mobilità.

In   assenza   di   una   revisione   del   regime   transitorio,   segnaliamo   che   per determinare, caso per caso, la durata della prestazione e il possesso del requisito di età va posta particolare attenzione alla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Allo stato, la durata dell’indennità di mobilità non subisce modifiche nel caso di cessazione del rapporto di lavoro dei lavoratori interessati entro e non oltre il 30 dicembre 2014 con iscrizione nelle liste di mobilità entro il 31 dicembre 2014.

Per tutti coloro che saranno iscritti nelle liste di mobilità a partire dall’1 gennaio 2015 la durata dell’indennità di mobilità sarà ridotta come evidenziato nella tabella sotto riportata.

Lavoratori collocati in mobilità:

Dal   1/1/2013 al 31/12/2014
Centro nord fino a 39 anni - durata in mesi 12
Centro nord da 40 a 49 anni - durata in mesi 24
Centro nord da 50 anni - durata in mesi 36
Sud fino a 39 anni - durata in mesi 24
Sud  da 40 a 49 anni - durata in mesi 36
Sud  da 50 anni - durata in mesi 48

Dal   1/1/2015 al 31/12/2015
Centro nord fino a 39 anni - durata in mesi 12
Centro nord da 40 a 49 anni - durata in mesi 18
Centro nord da 50 anni - durata in mesi 24
Sud fino a 39 anni - durata in mesi 12
Sud  da 40 a 49 anni - durata in mesi 24
Sud  da 50 anni - durata in mesi 36

Dal   1/1/2016 al 31/12/2016
Centro nord fino a 39 anni - durata in mesi 12
Centro nord da 40 a 49 anni - durata in mesi12
Centro nord da 50 anni - durata in mesi 18
Sud fino a 39 anni - durata in mesi 12
Sud  da 40 a 49 anni - durata in mesi 18
Sud  da 50 anni - durata in mesi 24

Dal   1/1/2017
Centro nord fino a 39 anni - durata in mesi 12
Centro nord da 40 a 49 anni - durata in mesi 12
Centro nord da 50 anni - durata in mesi 12/18
Sud fino a 39 anni - durata in mesi 12
Sud  da 40 a 49 anni - durata in mesi 12
Sud  da 50 anni - durata in mesi 12/18

(fonte Unindustria)













venerdì 24 ottobre 2014

Patente e libretto, dal 3 novembre '14 stesso intestatario



A partire dal 3 novembre la carta di circolazione e la patente dovranno coincidere, cioè essere dello stesso intestatario.
La registrazione dovrà essere fatta alla Motorizzazione e sulla carta di circolazione dovrà essere annotato il nome di chi utilizza in modo costante l’auto di proprietà altrui per oltre 30 giorni.
Tutti coloro che non aggiorneranno la carta di circolazione saranno punibili con una sanzione di 705 euro, oltre al ritiro della carta di circolazione.

Sono esenti coloro che usano già un mezzo non di loro proprietà o possiedono un’intestazione non aggiornata prima della data dell'entrata in vigore delle nuove norme o coloro che usano auto di familiari conviventi (aventi la residenza nello stesso indirizzo).

Le categorie che invece saranno maggiormente colpite sono coloro che utilizzano auto aziendali. L'obbligo è per ogni tipo di veicolo e sarà rivolto sia alle persone fisiche che alle persone giuridiche.

La circolare del governo 

mercoledì 22 ottobre 2014

Perchè Travaglio è rimasto con Santoro

Come immaginavo Marco Travaglio ha deciso di rimanere collaboratore di Servizio Pubblico con Michele Santoro. Davo per scontata la scelta perché:

1)      aveva abbandonato lo studio, una puntata, non l’intera trasmissione

2)      ha un contratto che lo “lega” in esclusiva a La7 con S.P. Dovrebbe forse pagare una penale se lasciasse prima della fine della serie. Ed ovviamente è pagato per il suo intervento

3)      il Fatto Quotidiano è socio al 30,2% di Zerostudio’s srl che gestisce il programma. Una quota non indifferente perché il programma perda ancora ascolti e sappiamo che Travaglio è la punta del programma

4)      Travaglio, pur se ospite in casa altrui (si fa per dire), non perde mai la sua forza nel dire le cose che pensa ed è sempre ben documentato.  Nessuno, nemmeno Santoro con la sua arroganza lo può far deviare da quello che intende dire. Lo può zittire, come fa ormai da anni, ma non può fargli dire quello che non pensa

5)      Santoro da quando è uscito dalla Rai è un pessimo giornalista, venduto agli ascolti ed alla pubblicità, oltre che renziano convinto e per questo poco diplomatico in trasmissione. Però è stato uno dei pochi (anche se non l’unico come molti dicono) che ha avuto il coraggio (in Rai) di far parlare Marco liberamente, non va dimenticato anche se ora ha cambiato atteggiamento

6)      il 13 novembre Santoro abbandonerà la trasmissione in mano alla Innocenzi (!), quindi si tratta di poche puntate, poi si vedrà.

Questa scelta sta alzando ulteriori polemiche perché molti pensano che si sia venduto. Io credo invece che continuare a partecipare sia un suo preciso diritto e che non deve darla vinta a Santoro. Certo, Santoro gli dovrebbe delle scuse che non ha dato pubblicamente, cosa che sicuramente non farà.

Ma vista la decisione (corretta) di parlarne privatamente tra loro, avranno raggiunto un accordo che non svilirà Travaglio, almeno non più di quello che Santoro non fa già negli ultimi anni.

Per quanto riguarda  Santoro penso che abbandoni la trasmissione perché deluso dagli ascolti e non capace di sopportare una discesa ormai infinita.

Ma il mio parere è che miri ad altro. Già prima di andare a La7 aveva mirato alla presidenza Rai, dicendo che era una provocazione, cosa nella quale non ho mai creduto. Penso che se l’avessero preso ci sarebbe andato eccome! Allora però governava B., ora governa Renzi, forse è il momento buono, da bravo lecchino renziano, di rilanciare la proposta, magari non diventerà direttore ma un ruolo importante lo spunterebbe di sicuro.

Detto ciò io rimango dalla parte di Marco, non guarderò la trasmissione e lo seguirò in streaming il giorno dopo. Mi aspetto un rialzo di ascolti per il 23 ottobre per la curiosità di sentire se hanno qualcosa da dire, per avere poi un calo nelle settimane successive.

domenica 19 ottobre 2014

Lettera aperta a Michele Santoro

Questo è il testo della lettera che invierò da pubblicare al Fatto Q. e a tutti i principali giornali (Repubblica, Correire della Sera, Libero e la Stampa), sperando che qualcuno lo faccia. 

Egregio Santoro,
sono una lettrice del Fatto Quotidiano ed ammiro molto Marco Travaglio. 

Da quando lei è uscito dalla Rai trovo che le sue trasmissioni abbiano avuto una discesa di qualità notevole. Gli ascolti sono calati tantissimo e lei cerca tutte le strade per aumentarli, diventando sempre più fazioso e arrogante. Nell'edizione di quest'anno la sua posizione di renziano convinto è palesata in tutte le maniere, ovviamente ognuno ha le sue idee, ma per difendere il suo leader ormai arriva a dare continuamente parola a chiunque sia di suo gradimento e a zittire chi ha veramente qualcosa da dire per fare quell'informazione che ormai lei, da quando è uscito dalla Rai, non sa più fare. 

Giovedì, a mio parere (ma direi non solo, visto il polverone alzato), ha dimostrato tutta la sua faziosità cercando di non far parlare Paolo Villaggio perchè di idee politiche diverse dalle sue ed ha toccato il fondo quando ha costretto, con la sua arroganza e zittendolo come è solito fare ormai da anni, Marco Travaglio ad uscire dallo studio, forse per non farsi uscire frasi sgradevoli nei suoi confronti, persona troppo educata e corretta per farlo. Ora lei è ipocrita a scrivere che "è pronto a continuare la collaborazione" con Travaglio, sa bene che Marco è l'unico motivo se lei riesce ancora ad ottenere un misero 5% di ascolti. 


Lei quando è uscito dalla Rai si è palesato come vittima della falsa informazione, è andato a Bologna vestendosi da operaio (nel frattempo aveva in tasca la notevole liquidazione) ed ha chiesto ai telespettatori di contribuire alla sua idea di fare una trasmissione libera. Sembrava essere un bel progetto e tanti si sono fidati di lei dandole l'obolo, anche perchè appoggiato dal Fatto Quotidiano. Non si mise d'accordo con La7 che già allora era disponibile ed illuse le televisioni private coinvolgendole nel progetto. Quando ha visto che la sua società ci rimetteva denaro si è rassegnato ad andare nella tanto criticata La7, perdendo così ogni credibilità. Ora molti vorrebbero indietro i soldi versati perchè delusi ma non credo saranno accontentati. 

Con Travaglio ha fatto pessime scelte, negli ultimi tre anni ha cercato di metterlo in un angolino arrivando a relegarlo nell'ultima ora della trasmissione rendendo difficile la visione dell'unica persona che ha qualcosa di utile da dire a Servizio Pubblico, proibitiva per chi lavora o per gli anziani. Non so quale sarà la decisione di Marco Travaglio ora ma di una cosa sono sicura, in confronto a lei è un Signore.
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21 ottobre 

Come prevedevo nessuno l'ha pubblicata, mi dispiace. Soprattutto per il Fatto Q., che purtroppo ha interessi nella società di Servizio Pubblico. Peccato, veramente peccato....A questo punto potrei scommettere sul rientro di Marco a Servizio Pubblico.



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sabato 18 ottobre 2014

Le ironiche "scuse" di Marco Travaglio

Oggi Marco hai scritto bellissimo pezzo sul Fatto Quotidiano  dove chiedi "scusa" a Burlando. Ovviamente non lo fai con Santoro...e meno male.
Per fortuna che queste scuse sono ironiche. Non ti devi scusare di nulla.

Per Burlando non vale nemmeno la pena di aprire bocca, il solito politico che parla, parla e non dice nulla ma fa i suoi interessi.
Santoro invece è una persona arrogante, faziosa, venduta agli ascolti ed alla pubblicità. E' disperato per una trasmissione con ascolti in calo che non sa come fare risalire. Ha perso ogni credibilità ed ora sta mettendo fuori tutta la rabbia e l'invidia verso di te, per il tuo successo e perchè sa che senza di te andrebbe sotto zero con gli ascolti.
Ti mandava in onda ad orari indecenti per
metterti da parte, pessima strategia visto gli ascolti.
Ora nel suo discorso di ieri c'è una preghiera nascosta a tornare, ma non ci sono le dovute scuse nei tuoi confronti.
Non so se vorrai abbandonare la trasmissione, hai un contratto in corso ed il Fatto purtroppo è azionista di quel programma. Inoltre gli hai dato l'esclusiva e non puoi partecipare ad altre trasmissioni quando va in onda Servizio Pubblico. 

Sei una persona corretta e quando prendi un impegno lo mantieni, ma so anche che non scendi a compromessi e la tua sopportazione nei confronti dell'arroganza di Santoro è durata anche troppo. La tua reazione di giovedì  dimostra il livello di esasperazione a cui sei arrivato nei confronti di quella trasmissione.
Piuttosto fai qualcosa di tuo, non un programma in tv ma magari sulla web tv del Fatto, un ritorno al Passaparola sarebbe splendido. Capisco che la visibilità non è la stessa, ma non hai bisogno di Santoro per rimanere il giornalista migliore d'Italia, anzi.
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